Pubblicato su politicadomani Num 90 - Aprile 2009

Araldica e storia
Lo stemma del Comune di Napoli


L'origine dei colori, simbolo della ricchezza materiale e culturale della città, si perdono nella sua storia più antica e si intrecciano con le vicende della sua mai domata aspirazione all'indipendenza

di Ciro La Rosa

La nascita dello Stemma Comunale di Napoli è avvolta nelle nebbie della Storia.
La descrizione è pura e semplice: in termini di scienza araldica si definisce "troncato d'oro e di rosso". Questo significa, per i non addetti, che lo stemma è composto da uno scudo (in araldica scudo sannitico) diviso in due parti orizzontali di eguale misura diversamente colorate. La parte superiore è colorata di giallo-oro e quella inferiore di rosso.
Le colorazioni dello Stemma nella trascrizione araldica monocromatica sono rappresentate in questo modo:
- la colorazione oro è indicata come "metallo", e si descrive punteggiata; essa simboleggia il sole e rappresenta la forza, la costanza e la ricchezza;
- il colore rosso è indicato come "smalto", e si descrive con linee verticali dall'alto in basso; il rosso, il più nobile di tutti i colori, simboleggia il fuoco e rappresenta il valore della giustizia e dell'amore di Dio.
Lo stemma cittadino è anche chiamato di "comunità". Il nostro è sormontato da una corona ducale, memoria dell'antico governo del Ducato indipendente (755-1137). Una autonomia sostanziale iniziata con il vescovo bizantino Stefano II di Napoli, che coniò anche monete locali con il suo monogramma e l'effigie di San Gennaro, e terminò con la conquista dei Normanni.
Le ipotesi sui colori dello stemma si perdono nella storia remota della città: c'è chi ritiene che i colori siano quelli dei vessilli che accolsero a Napoli l'imperatore Costantino e sua madre nel 324 d. C.; altri ritengono che siano il simbolo della "nobiltà generosa" del periodo ducale nel quale la città uscì vittoriosa dalle battaglie combattute per ribadire la sua indipendenza.
Esistono sullo stemma comunale numerose tradizioni, ma le fonti documentate e i materiali storici sono relativamente recenti. Bartolommeo Capasso (1815-1900), insigne fondatore della "Società Napoletana di Storia Patria" nel 1876, dice che non vi è nessun fondamento sulle molteplici congetture fatte dai vari scrittori di storia locale. L'unica certezza è che "lo si trova inalterato nei monumenti più antichi", ma non ne dà attestazioni di certezza. La prima attestazione certa risale ad un sigillo apposto su di un documento aragonese del 31 gennaio 1488 nel quale si riferisce che "il possesso dello stemma sarebbe attestato da vari documenti esistenti presso l'Archivio di Stato di Napoli negli archivi della sezione angioina", andati distrutti nell'incendio dovuto ai bombardamenti della II guerra mondiale. Ad oggi, quindi, non è possibile nessuna verifica documentale certa.
Nel corso dei secoli lo stemma ha subito variazioni e aggiunte, salvo i colori che sono rimasti intatti. Camillo Tutini, storico napoletano del '600, in un suo saggio riferisce che nel 1496 il popolo di Napoli nelle adunate aveva come riferimento una bandiera gialla e rossa, "arma della città" caricata delle armi aragonesi; armi e stemma che sono ancora visibili nell'Arco di Trionfo di Castel Nuovo (Maschio Angioino), eseguito dal Laurana, dove appare uno scudo d'oro a quattro pali di rosso. È su queste basi che venne accreditata l'idea che la bicromia dello stemma cittadino risalisse a quella della casa reale d'Aragona.
La tesi è però smentita da un codice miniato della prima metà del XIV secolo i "Regia Carmina", opera in versi sulle virtù di re Roberto d'Angiò, nel cui interno vi è una miniatura che riproduce un portabandiera (vexillifer) che sbandiera due insegne diverse: la prima, più grande, è la classica bandiera di casa reale, di colore azzurro seminata di gigli d'oro; una seconda, più piccola, "partita" (cioè divisa in senso verticale) giallo-oro e rosso è in effetti "l'assoluta identità" grafica dello stemma del Comune di Napoli, yanto più che nel Medioevo il trasferimento dei colori dalla bandiera allo scudo avveniva ruotando l'ordine di 90 gradi: così l'insegna da "partita" si trasformava in "troncato", esattamente nella disposizione attuale dei colori dello stemma Partenopeo. Un altro documento che avvalora questa tesi è un Portolano (carta nautica con elenco dettagliato dei porti di una determinata regione) disegnato su pergamena tra il 1325/30 da Angelino Dall'Orto: sulla città di Napoli è disegnata una bandiera bicromatica gialla a destra (colore della pergamena) e rossa a sinistra, la bandierina corrisponde graficamente allo stemma napoletano. Uno storico commentatore del Portolano di Dall'Orto afferma: "non si tratta dello stemma del Reame ma soltanto della città". Quindi la bandiera è attribuita a Napoli almeno un secolo prima della conquista aragonese del Regno di Napoli, che pose fine a 180 anni di reame angioino. Si può quindi affermare tranquillamente che quell'insegna esisteva già in epoca angioina e che pertanto non può essere derivata dallo stemma aragonese.
All'epoca della rivolta di Masaniello del 1647, durante il periodo Vicerale, al centro dello scudo venne posta la lettera P ad indicare la supremazia del popolo; più tardi, poiché lo stemma era diventato simile a quello del Sedile del Popolo, la P venne sostituita con la lettera C di Civitas.
Nel 1866 venne abolita la corona ducale sullo stemma e sostituita con la corona turrita che nella simbologia araldica indica "la volontà di libertà e di indipendenza municipale". Durante il fascismo (1922 -1943) lo stemma subì alcune variazioni: nel 1928 lo scudo venne accollato, accostato cioè al fascio littorio; nel 1933 il fascio littorio fu posto "in capo", ossia nella parte alta dello scudo. Caduto il regime, lo stemma tornò ad essere quello che oggi vediamo.
Attualmente in Palazzo San Giacomo, sede del Comune di Napoli, al terzo piano vi è un pregevole portale in legno, che conduce nell'antisala della moderna sala "Pignatiello", dove sulla sua sommità è scolpito un raro stemma del Comune in uno scudo ovale (il cosiddetto, in araldica, "scudo italico").
Nel 2005 l'Amministrazione comunale, con determinazione n. 39 del 21 novembre, bandì un concorso di idee per rilanciare la linea grafica del Comune con questa direttive: mantenere inalterato lo stemma, innovarne la leggibilità e conservare gli elementi distintivi. Ne è scaturito il nuovo logo costituito da un'onda stilizzata sulla quale campeggia l'antico stemma, che dal 1 gennaio 2007 viene utilizzato su tutti gli atti amministrativi ed istituzionali sia cartacei che informatici del Comune di Napoli.

Per approfondire:
"Manuale della Corporate Identity del Comune di Napoli", www.comune.napoli.it

 

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